Le mamme e i papà di oggi? Iperprotettivi o disimpegnati

Genitori iperprotettivi o disimpegnati? Le conseguenze sullo sviluppo dei figli e l'importanza di un'educazione responsabile.

Ormai è un fenomeno datato. Da tempo si parla e si scrive di emergenza educativa ovvero si è andati anche ben oltre il concetto di crisi.
Incontro spesso genitori che assumono posizioni estreme: da una parte i genitori iperprotettivi e dall’altra i genitori disimpegnati.
I genitori iperprotettivi vorrebbero preservare i propri figli da qualsiasi accidente che possa turbare la loro vita, il loro equilibrio, la loro serenità.
I genitori disimpegnati, deleganti, distratti, presi dai loro problemi, invece, lasciano fare ai figli, che restano in balia di se stessi, e agli altri.
Nel mezzo si trovano i genitori che credono nell’impegno educativo e provano il senso della responsabilità educativa, appassionati della dinamica educativa ma che, ugualmente, possono necessitare di occasioni di ascolto, confronto o sostegno per praticare le scelte da fare per il bene dei figli.

I genitori iperprotettivi danno tanto lavoro agli psicologi perché, pur pensando e volendo fare bene, finiscono per non permettere ai figli di sperimentarsi e crescere sicuri, con un livello di autostima adeguato.
Questo tipo di genitori non permette ai figli, come è necessario, di misurarsi nelle relazioni con gli altri.
Di fatto impediscono ai figli di verificare la capacità nell’affrontare e risolvere i problemi che la vita pone davanti ad ognuno di noi.

Sono figli che, divenuti più grandi, potranno avere difficoltà nel fare le scelte importanti per la loro vita: università, inserimento nel mondo del lavoro e persino gli investimenti sentimentali.
Ancora un esempio, incontro frequentemente giovani che si “bloccano” a pochi esami dalla laurea oppure si ritirano, spaventati dal futuro che li attende.

I genitori disimpegnati, invece, crescono figli disorientati che cercano riferimenti nei social, nel gruppo dei pari età o altri adulti che non sempre sono interessati al loro bene.
Figli non considerati che, per acquisire visibilità e suscitare interesse, possono agire comportamenti che rientrano nelle competenze di un tribunale, di un giudice minorile. La cronaca riferisce sempre più spesso di minori autori, per esempio, di atti di bullismo o cyberbullismo.

Certamente. Le nuove tecnologie non le stiamo governando efficacemente, ci stanno cambiando, anche in senso antropologico, nella psicologia, nel modo di pensare e di relazionarci.
Recenti studi e ricerche confermano un fenomeno che avevamo già intuito. Certi social, Facebook fra tutti, sono stati progettati, realizzati e via via implementati per esprimere sempre più un potenziale altamente divisivo fra gruppi sociali e fra individui, per ricavare il massimo del profitto in termini commerciali.

Sì, indubbiamente la pandemia ed il lockdown, l’isolamento fisico, la presa di distanza verso le altre persone, a cui ci siamo sottoposti per avere ragione del Covid, ha contribuito ad accentuare l’isolamento delle famiglie, un fenomeno comunque preesistente la pandemia. È un pericolo sempre più rilevante: la famiglia che si isola è a forte rischio di destrutturazione.

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Questo post è già stato pubblicato da , inserto settimanale di Avvenire, quotidiano nazionale di ispirazione cattolica.
L’intervista è stata realizzata dal Direttore, don Davide Imeneo, e segna l’inizio della collaborazione di Gianni Trudu con il settimanale, per il quale cura la rubrica “Spazio genitori”.

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